Italia in Saldo: Telecom, Finmeccanica, Alitalia



Telecom verso gli spagnoli di Telefonica, Alitalia ai francesi di Air France, le tre Ansaldo (Energia, Sts e Breda) ai coreani di Doosan, agli americani di General Electric e ai giapponesi di Hitachi.
Dopo Gucci, Loro Piana, Parmalat, San Pellegrino, Invernizzi, Scotti, Bertolli, Fiorucci, Sergio Rossi, Bottega Veneta, i vecchi Omnitel ( Vodafone) ecc ecc.
I nomi ogni  mesi aumentano e fa paura la lista di aziende soprattutto nel settore del Lusso unico settore in crescita in doppia cifra livello mondiale, agroalimentare e artigianale dove siamo maestri indiscussi.
Escludendo il potere d'acquisto di alcuni paesi asiatici e medio orientali che hanno a disposizione cifre pazzesche ( vedi gli acquisti immobiliari del fondo de l Qatar a Milano e Roma) , per quanto riguarda Francia, Spagna e Germania c'è da chiedersi perchè permettiamo una cosa del genere.
Le risposte sono differenti. Io le identifico in 3 responsabili.
1.      Lo Stato
2.      Le Banche
3.      Gli imprenditori.
1. Lo Stato: una volta le pubblic company erano il fiore all'occhiello , milioni di lavoratori e guadagni altissimi, chiusi in un sistema italico che però aveva molte efficienze ( Eni, SiP, SNAm, Finmeccanica) ed altri che erano buchi neri ( Alitalia, Poste ecc). L'ondata di privatizzazioni degli anni 90 ha fatto di tutta un' erba un fascio vendendo gioielli, ricostruendo anche in maniera ponderata vedi Poste, e portando avanti cadaveri che camminavano vedi Alitalia. Ad un certo punto poi i soldi sono finiti e per continuare il gioco si è chiesto alle grosse banche nazionali di entrare nel mercato ( vedi LBO di Telecom 38 mld di euro di debiti) dando via agli spezzatini e alle perdite di persone e business.
2. Banche: Il gioco era troppo facile, entrare con il 5 % in grossi gruppi che davano dividendi al 7 % ,  azioni che raddoppiavano il valore, manager ai posti giusti , peso politico e ricatto morale verso la nazione. Ma ognuno deve fare il proprio mestiere, altrimenti tutto crolla. Le società si compravano 15/20/30 volte gli utili, debite esagerati e manager incapaci. Oggi per rimanere in piedi c'è bisogno di ricapitalizzare ed allora le banche scappano. Lasciando il cadavere ai cittadini italiani.
3.Imprenditori : Troppo facile godere del 100 % di società piccole,ma quando il mercato globale chiede investimenti, soldi, strutture il castello salta. Il polo del lusso stile LVMH si poteva fare in Italia immaginate : Armani, Prada, Gucci, Piana, Zegna, Morellato, Damiani, Tods, Luxottica, Gancia, Brunello, Cantine del Barolo, Ferragamo ad occhio il valore sarebbe circa il doppio di PQR o LVMH. Ma meglio avere il 100 % di 10 mln che il 2 % di 30 Mld ....e poi figli e nipoti come li piazzeresti?


GRECIA : Cibi scaduti in vendita

Quando il governo greco aveva detto che sarebbe corso ai ripari per sanare la piaga della malnutrizione infantile dovuta alla drammatica crisi economica, in pochi potevano aspettarsi che avrebbe riversato nei supermercati cibo scaduto. Ma così è.
Dal 1 settembre 2013 i negozianti ellenici sono autorizzati a esporre e vendere a basso costo e per un periodo limitato prodotti alimentari scaduti.
E' diventata legge ieri una nuova via per poter vendere prodotti NON DEPERIBILI come caffè, riso, pasta, sale, olio, vino, e cibo in scatola a prezzi convenienti.
I prezzi devono essere inferiori del 60/70 % e le nuove date di scadenza sono:
·         1 Mese Massimo se indicato sulla scadenza giorno, mese e anno
·         3 Mesi Massimo se indicato solo il mese
·         6 Mesi Massimo se indicato solo l'anno.
Sono scoppiate le polemiche, ma sinceramente non le capisco per 2 motivi.
Primo: anche in Italia i supermercati avvincinandosi la data di scadenza abbassano i prezzi per far fuori le scorte  e quindi esiste già un sistema simile.
Secondo: non penso che se la pasta o il riso vengono mangiati 5 giorni successivi alla data di scadenza facciano morire con atroci dolori qualcuno .
In Crisi è vero che tutto è permesso e stiamo arrivando a situazioni imbarazzanti, ma città come Torino con 40.000 persone a rischio povertà e licenziamenti, aumento del 50 % delle richieste alla Caritas per cibo e spese di prima necessità e  calo dei consumi di frutta e verdura del 30 % in 2 anni siano un segnale che per mangiare servono sforzi di tutti.
Ci sarebbe da pensare e riflettere.