Abeconomics: lo shock Giapponese e la dormiente Italia.

Shinzo Abe da quando è diventato premier in Giappone, ha deciso che gli ultimi 20 anni di sonno potevano terminare e come sveglia non ha usato il canto degli uccellini,ma musica metal.
Da 9 mesi a questa parte la teoria chiamata ABEconomics ha portato parzialmente i suoi frutti, in quanto l'indice NIKKEI ha superformato con un bel + 70% in 6 mesi e svalutando lo yen del 30%. In questi ultimi giorni però dopo un calo complessivo del 17 % e i primi rumors di cedimenti la sua teoria è tornata sul banco degli imputati.
Il Giappone e l'Italia hanno molti punti in comune:
·        Debito pubblico elevato ( Italia 123 % del PIl , Giappone 250% del PIL), gran parte in mano ai propri cittadini ( Japan il 90 % , Italia il 54 %)
·        Industria manifatturiera molto forte
·        Età media elevata e maggior numero di anziani nel mondo
·        Storia tecnologia ed innovativa di primo livello
Da questi punti si deduce come Abe , abbia deciso che il tempo di chiudersi in se stesso e di continuare ad essere autosufficiente fosse finito, la crescita, l'inflazione e l'apertura ai mercati e debiti esteri doveva ripartire per forza attraverso la leva più veloce ossia stampare moneta e svalutarla.
Ricetta completamente diversa da quella intrapresa dall'Europa e poi nello specifico per quel che può fare dall'ITALIa.
La nostra recessione oltre che per una questione di debiti sovrani difficili da sostenere è causata da un'austerità che per calcoli sbagliati ( si pensava che 1 punto percentuale di tasse in più producesse 0,5 di PIL in meno invece ha fatto un -2% ...vero FMI?) ha dato vita ad un avvitarsi dell'economia e del credito per i cittadini ed imprese.
L'agenda di Abe  è simile al mangiafuoco che da spettacolo con vicino una tanica di benzina , in quanto con un debito tale, se l'inflazione dovesse volare al 2% come auspicato i bond essendo ad un tasso nominale del 0,5 % avrebbero 2 scelte:
  •  Aumentare i tassi ,portando il Giappone al suicidio.
  • Incrementare la loro vendita in quanto non più remunerativi per comprare immobili, azioni , beni durevoli e quindi dare slancio al PIL.
Da queste riflessioni è pero utile  comunque concentrarsi su alcuni punti dell'agenda per prendere spunti interessanti. (Fonte Sole 24 ore di Stefano Carrer - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/xwn7T))

1.       Aumentare entro il 2018 al 70% dall'attuale 19%, la percentuale del commercio estero giapponese che ricade nell'ambito di Free Trade Agreements (accordi di libero scambio).
2.       Tagli prospettati alla corporate tax, in particolare in relazione agli investimenti di capitale e alle spese per ricerca e sviluppo.
3.       Istituzione di zone economiche speciali dove la deregulation sarà più intensa, anche al fine di aumentare gli investimenti diretti stranieri a 35mila miliardi di yen entro il 2020 dall'attuale stock di 17.800 miliardi di yen
4.       Riforma del settore agricolo con la promozione dell'ingresso di nuove imprese, dell'export di prodotti alimentari made in Japan e del consolidamento in più ampi lotti delle piccole aziende: l'obiettivo è un aumento delle imprese (non nuclei familiari) operanti nel settore agricolo ad almeno 50mila entro il 2020, quattro volte il numero attuale
5.       Promozione del lavoro femminile e della crescita professionale delle donne, principalmente attraverso misure di supporto a un bilanciamento tra vita familiare e impegni occupazionali.
6.        Incentivazione allo spostamento di lavoratori da settori maturi a comparti in crescita. ( aggiungo fotovoltaico , energie alternative, mobilità alternativa, turismo in Sicilia, Sardegna, Puglia, scuola, servizi per anziani, volontariato, servizi di pubblica sicurezza, sport, biotecnologie)

Questi sono alcuni punti ,ma danno un 'idea  di come l'Italia pur legata con una corda all'Europa può e deve fare qualcosa per rilanciare lo sviluppo senza azzardare movimenti di bond, lavorare sull'inflazione e svalutare moneta. Dormire non serve a niente, bisogna dare vita ad idee che puntino al futuro, se invece ci concentriamo ancora su aziende siderugiche ( ILVA), immobiliare, ecc, ogni sforzo non porterà mai alla crescita.

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