Caso ILVA, solito casino all’italiana.

In attesa che oggi i ministri Passera e Clivi avanzino una proposta di mediazione, si e' appreso che sara' discusso il 28 agosto ''l'incidente di esecuzione'' proposto dall'Ilva per far dichiarare al tribunale di Taranto l'incompetenza funzionale del gip Patrizia Todisco. Il 10 e l' 11 agosto il gip aveva ordinato all'Ilva di fermare gli impianti dell' area a caldo sotto sequestro da fine luglio e ha estromesso Ferrante, presidente dell'Ilva, dall'incarico di ''custode'' ritenendolo incompatibile. Gli avvocati dell'Ilva hanno fatto appello contro le due ordinanze. Se ne discuterà in tribunale il prossimo 18 settembre. Le ordinanze sono ritenute dall'Ilva ''abnormi'' e frutto di ''usurpazione dei poteri'' propri del tribunale del Riesame, che il 7 agosto ha pero' confermato il sequestro consentendo l'utilizzo degli impianti solo in funzione dell' eliminazione dei pericoli per salute e ambiente. (www.lastampa.it)
Il caso Ilva è il solito pasticcio all’italiana, fino a 1 mese fa nessuno a Taranto, in Puglia ed a Roma sapeva che la zona è una delle più inquinate d’Italia.
Presidenti di Regione, sindaci ed ministri, vivevano nell’oscurità più assoluto di come un acciaieria scaricasse acque inquinate in mare senza filtri.
Ovvio in Italia funziona cosi. Un paio di tangenti e qualche piacere elettorale ritardano le indagini per anni.
Adesso giustamente per tutti i lavoratori coinvolti si tratterrà di perdere il posto di lavoro, di rischiare la chiusura di un grosso polo industriale, ma c’è qualcuno che pagherà per tutto questo?
Come si fa a pensare ad uno piano industriale per questo paese , quando non c’è una regola che viene rispettata, come per esempio il rigassificatore di Bari di BP che dopo 10 anni di richieste di permessi era ancora in fase di approvazione, mentre in Galles avevano già iniziato a lavorare da 4 anni pur avendo fatto domanda come a Bari nel 2002?
Nessuna politica industriale può essere applicata, nessun articolo 18 cambiato e tantomeno rilanciare poli in crisi , perché non vi è giustizia e serietà nelle amministrazioni pubbliche che gestiscono quelle zone. L’italia ha potenzialmente delle zone ad alto contenuto tecnologico e con dei prodotti capaci di far rialzare la testa alla nazione, ma senza imprenditori seri e politica non corrotta niente può essere cambiato.
Ilva è solo un esempio degli ultimi anni, dopo Porto Marghera, Vado ligure, il porto di Gioa tauro e Genova,  le aree di Mirafiori a Torino, ex Brera A Milano , Prato per il tessile, Verona per il Pharma, la Sardegna per il metallurgico,  aziende come Parmalat, ecc ecc.
Gli stranieri intanto aspettano ulteriori offerte per comprare a basso prezzo quello che per noi sarebbe lavoro, entrate fiscali e stimolo economico per la ripartenza.
Le colpe sono di tutti: imprenditori e politica. I primi perché sanno vivere solo nell’ozio, non investono, non capiscono i mercati ed accontentano solo gli azionisti. I secondi perché dopo aver venduto anima e fondo schiena ai potenti di turno oggi se ne lavano le mani, per poi essere riciclati alle prossime elezioni.
Spero che lavoratori e cittadini dei luoghi in crisi sappiano usare il cervello e cacciare chi li ha ridotti cosi, autogestire alcune situazioni in crisi e ripartire alla grande per dare un futuro a loro ed al paese.

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