Pronto Soccorso Italia: tutti in barella



In questi giorni le attenzioni dei media si concentrano sui problemi degli ospedali italiani soprattutto a Roma e all’ Umberto I ,ma da come si legge sulla STAMPA anche a Torino la situazione non è migliore:

Ogni giorno, alle Molinette come al Martini, al Maria Vittoria come al San Giovanni Bosco, è una battaglia per limitare le barelle, i disagi e le proteste. La situazione è al collasso, e lo è perché dopo il pronto soccorso c’è il nulla, per chi non può tornare a casa: niente posti in reparto, visto che nei reparti non si sa dove trasferire chi potrebbe essere dimesso dopo la fase acuta ma ha ancora bisogno di assistenza.

La sanità in Italia è sempre stato un grosso problema nato dal fatto che forse abbiamo il migliore servizio d’d’Europa se non del mondo, ogni cittadino italiano e non dato che anche chi è senza permesso di soggiorno viene curato , ha diritto ad una assistenza completa.

1000 Euro al giorno è la media delle cure che ogni cittadino viene ricoverato in un ospedale Italiano, con picchi di 1500 se si tratta di trapianti, senza considerare che per esempio un trapianto di rene o fegato allo Stato costa 25/30000 euro.
Cosa si deve fare però per far si che migliori la situazione attuale?
Cinque regioni sono commissariate e non possono spendere,ma anzi tagliare, nel resto d’Italia c’è il blocco di assunzioni e investimenti a causa dei tagli e questa situazione va ad aggravare il problema, perché in molti casi abbiamo ospedali vecchi, servizi non adeguati e pensionamenti che diminuiscono il numero del personale attivo.

Migliorare i servizi è un obbligo, ma prima si deve razionalizzare quello che si ha. Alcuni esempi sono dovuti alle lunghe degenze per ricoveri programmati da 24 o 48 ore che però vengono chiamati in ospedale 2 o 3 giorni prima e parliamo di 1000 euro al giorno per circa 400.000 interventi anno.

Altri buchi per capirci sono i 22.000 dipendenti dell’ASL di Salerno contro i 8000 di Milano, i 2 mln di invalidi civili Italiani, INPS e INAIL che non fanno i controlli adeguati, le false mutue garantiti ai lavoratori ecc ecc.

La regione Piemonte , dal canto suo con Monferrino, sta per esempio razionalizzando i magazzini dei medicinali che da 102 dovrebbero passare a 3 principali e 70 periferici con un risparmio di 32 mln anno in medicine scadute e trasporti.

Si dovrebbe poi allo stesso tempo dare maggiori poteri e formazioni ai medici di base per curare tutte quelle malattie facilmente diagnosticabili senza affossare i pronto soccorso.

Esistono poi alte soluzioni che farebbero via libera a risparmi e quindi possibilità di nuovi investimenti e assunzioni , per esempio :

• Ticket in base al reddito
• Informatizzare le prenotazioni e richiesta di conferma via mail
• Controllo sui farmaci e farmacie per diminuire la spesa pubblica
• Logistica e centri d’acquisto farmaci nazionali e centralizzati
• Interventi in strutture e miglioramento degli ospedali con macchine all’avanguardia
• Costo ticket del codice bianco in aumento del 10’ %
• Collaborazione con strutture private.

IN Italia si deve capre che i sacrifici quotidiani dei medici e dello Stato sono elevati, i servizi offerti anche ,ma una razionalizzazione dei costi e necessaria soprattutto per premettere di fare ricerca, migliorare la formazione e garantire anche in futuro lo stesso livello, senza per forza avere dei debiti come regioni quali Lazio, Sicilia, Puglia e Campania

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