Art.18, flessibilità e lavoro monotono



L’intervista di Monti a Matrix in cui il premier dice che il lavoro fisso è monotono ha scatenato una miriade di commenti e proteste.
Partendo dal presupposto che la costituzione identifica nel lavoro il pilastro della nostra repubblica ci sarebbe da indagare quale sia la giusta scelta ed innovazione per il futuro del mondo lavorativo.
Le vecchie lotte di classe tra padroni e operai ormai non stanno più in piedi serve una coscienza nuova basata sulle esigenze richieste dal mercato , la competizione in mondo globale e una crescita del reddito ferma da 15 anni.

Vi sono alcune forze che hanno scatenato cambiamenti strutturali sfavorevoli al mercato del lavoro italiano:
• Il cambiamento tecnologico orientato a creare manodopera qualificata e abile, che ha reso automatico i lavori di routine incentivando al contempo la domanda di lavoratori con un’istruzione elevata e almeno un titolo di studio universitario.
• La concorrenza globale e l’integrazione dei mercati del lavoro attraverso gli scambi commerciali e l’outsourcing, che hanno eliminato posti di lavoro e depresso i salari.
• La competitività decrescente dell’Italia come luogo allettante per localizzare produzione e occupazione.
A queste si possono aggiungere una serie di problemi più complessi e mai risolti perché è mancato il coraggio, la forza e la voglia di dare slancio ad un economia troppo fragile.
• 4,3 Mln di piccole imprese con meno di 15 dipendenti
• Sindacati che troppe volte hanno unito lotta politica con lotta lavorativa
• Leggi ingiuste per come l’abolizione del falso in Bilancio
• Pressione fiscale dipendente del 44 %
• Evasione Fiscale d8 120 mld anno
• Milioni di finti: Invalidi, pensionati, disoccupati, studenti, universitari,
• Tempi medi di risarcimento per le imprese 7 anni
• Pagamento da parte delle PA alle imprese con tempi medi di 220 giorni
• Assenteismo nella PA altissimo
• Società pubbliche in mano a politici e non ai meritevoli
• Concorsi nazionali ( avvocati, professori, ricercatori) non sempre a norma
• Mancate liberalizzazioni
• Mancate agevolazioni fiscali per chi assume
• Titoli di studio non ricercati dal mercato ( Filosofia, Psicologia, Storia , scienze della comunicazione)
• Investimenti in ricerca 3,5% del Pil contro una media europea de 7%


Il tempo indeterminato ha un senso per poter programmare la propria vita e dare uno slancio ad un paese ormai arenato nel blocco di produttività e reddito.

Non è questione di monotonia ,ma di sapere cambiare , crescere professionalmente e economicamente, entrare nel mondo del lavoro sapendo che uscita e rientro sono garantiti dalla società in cui vivo.
Parlare di assegni di disoccupazione in un paese che ha regioni che vivono nell’illegalità , che non pagano tasse e che vivono a sbaffo dello Stato è come chiedere ladro se vuole la vostra macchina con le chiavi dentro.
Bisogna adeguarsi al futuro e alla mobilità , i 40 anni in azienda non sono possibili,ma per questo serve prima mettere mano alle regole contrattuali, per capirsi dare un ordine ai vari : progetto, co.co.co, apprendistato, stage, ecc.

• Si inizia dal basso Stage con patrocinio di università e mondo del lavoro pagati tutti uguali per esempio 600 euro mese per 160 ore/mese.
• Entrata in azienda con 2 possibilità : Apprendistato o Interminato e dopo 2 anni obbligo d’assunzione secondo valori minimi contrattuali
• Aprire a contrattazione singola in modo che si dia la possibilità di competizione tra le aziende e lavoratori
• Indicizzare gli stipendi a Inflazione
• Detassazione per Aziende che assumono
• Ufficio di collocamento Statale che propone a chi è disoccupato un assegno ,ma anche proposte lavorative. Alla Seconda rifiutata l’assegno decade
• Detrazioni Fiscali per : Figli, moglie a carico o per le aziende che costruiscono asili aziendali
A questa inoltre bisogna unire una forte lotta a chi evade perché un Welfare giusto si ha solo con i giusti mezzi che derivano dalla lotta all’evasione e punendo chi truffa.

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